mercoledì 2 settembre 2009

Nuovi Media - gennaio 2009

Università di Parma Facoltà di Lettere e Filosofia
Beni artistici, teatrali, cinematografici e dei nuovi media
Corso di Teoria e tecniche dei nuovi media
docente Monica Lanfranco
anno accademico 2008/09


Relazione sul progetto d’esame di Leonora Fortunati e Simone Monsi

"Per ora la dualità sessuale persiste e nelle chat e nei blog (figurarsi negli avatar virtuali) sembra diffusa la tendenza non solo a fingersi altri da quelli che si è, ma ad assumere una personalità sessuale opposta alla propria. Il che da da pensare non solo sulle fantasie e sulle inquietudini psicologico-psicanalitiche di uomini e di donne, ma anche sulla possibile confusione o dissoluzione degli immaginari."

Questo è parte del pensiero di Giancarla Codrignani, riportato nell'articolo "Donne, informazione, tecnologie" contenuto nella raccolta di saggi on-line "Un altro genere di tecnologia".
Siamo partiti da questo frammento, utile spunto per dare una linea unitaria a quelle che erano già nostre idee. Il video vuole infatti essere una analisi ironico-provocatoria sulle molteplici personalità che si possono assumere semplicemente passando da un social network ad un altro. Basta infatti cambiare la propria immagine, il proprio stile nel vestire e qualche informazione su se stessi, per costruirsi un'altra identità e "evadere" dal nostro modo di essere nella vita reale/fisica e dalla routine di essa.
Altro spunto all'interno della raccolta di saggi, è stata una considerazione (ripresa da più di un'autrice) sull'uso consapevole del web. Il problema, ai giorni nostri, sembra per noi essere proprio questo: Ogni social network potrebbe essere un’occasione per fare conoscenze o intrattenere rapporti con identità virtuali nuove o con persone già conosciute nella vita fisica (sottolineiamo il termine "fisica", importante per la distinzione che Allucquère Rosanne Stone fa tra questa e vita "reale" nel libro "Desiderio e Tecnologia"). Il fatto è che c'è una tendenza all'esagerazione nell'uso di questi mezzi, in cui la vita virtuale tende a sovrapporsi con quella reale, creando distorsioni e identità fittizie.

Procediamo, quindi nel descrivere la costruzione del video:
Inizialmente vediamo aprirsi uno spazio bianco, una sorta di limbo (per noi rappresentante internet), dove una mano invisibile crea i suoi "mostri". Mostri che di per sé sarebbero innocui, o quasi (da cui la scelta di rappresentarli tramite la tecnica dell'origami, sotto forma di animaletti), ma che diventano brutali al momento del contatto con un utente non consapevole. L'origami ha anche una seconda valenza: è fatto di carta, un materiale facilmente deperibile e delicato, per noi metafora dei mondi fittizi che crea la rete.
Dunque Internet ci chiama all'appello tramite i suoi prodotti e noi, utenti non consapevoli, rispondiamo senza pensare alle conseguenze del nostro agire, iscrivendoci a social network, fornendo dati personali, interessi o spendendo la maggior parte del nostro tempo libero davanti a un computer, non per informarci o agire attivamente alla creazione di qualcosa, ma lasciandoci trasportare passivamente da cose che sembrano unirci, ma che in realtà ci tengono separatamente segregati nei nostri spazi privati, fisicamente soli.
Ad ogni nuovo richiamo, il personaggio si reinventa, andando a pescare nel suo "guardaroba di identità" e scegliendo l'immagine di sé (che possiamo identificare con l’avatar) più consona a ciò che la sua identità fittizia richiede a seconda del social network usato.
Il tempo e le personalità richieste diventano sempre maggiori, risulta difficile trovare qualcosa di innovativo, la cui vista colpisca immediatamente chi ti "fa visita" sul web. Proprio per questo, si può notare che ad ogni cambio di social network richiesto dai "mostri", le personalità nel guardaroba diventano sempre più esagerate (ad esempio: maschera antigas; uomo; animale, ecc). Il ritmo è frenetico e ci coinvolge nella sua spirale... i "mostri" ci tormentano e ci vengono a cercare, sempre di più, fino a quando il personaggio non ha più la prontezza di rispondere ed adattarsi all'appello. La sequenza finale, un continuo cambio di identità, che arriva fino alla spersonalizzazione (fisica o reale? Sta allo spettatore decidere) vuole rappresentare proprio questa incapacità.

Per quanto riguarda la parte tecnica del video:
abbiamo deciso di utilizzare la tecnica dello Stop motion. Usando una Fuji S304 digitale, abbiamo ottenuto un totale di 1526 fotogrammi, che sono stati poi montati con un software per il montaggio video.
Per accompagnare le immagini abbiamo deciso di inserire due brani musicali aderenti a quella che è la logica del progetto. Abbiamo infatti scelto "Je veur te voix" di Yelle e "Lights Out" di Santogold (per i titoli di testa e coda). Entrambe queste artiste, infatti, sono cosiddetti "fenomeni Myspace", ovvero musiciste che hanno scalato la vetta del successo grazie agli ascolti ricevuti sul web.


Visibile su Youtube
http://www.youtube.com/watch?v=pufzdohU_zc

relazione on line
http://simoemme.blogspot.com/2009/09/nuovi-media-gennaio-09.html


Leonora Fortunati e Simone Monsi

23 gennaio 2009