venerdì 31 dicembre 2010

Appunti di fine corsa e nuovi propositi

Sfoglio l’agenda, scorro velocemente il blog e cerco di non ignorare nessun ricordo, un anno è trascorso.
Non si può dire che sia volato, gli impegni sono stati tanti e più o meno importanti, ma per quanto mi riguarda si è arrivati a dicembre piuttosto scorrevolmente; si sono vissuti momenti piacevoli, che mi auguro di aver gustato appieno, ed altri più difficili, per affrontare i quali si è fatto ricorso a tanta buona volontà. Un anno passato tra università e nuovi progetti, non sono diventato puntuale e non ho trovato il tempo sufficiente per dedicarmi allo sport come avrei voluto, ma non tutto è da buttare e, anzi, ho vissuto anche tante situazioni positive che mi permettono di averne un ricordo felice.

Grandi cambiamenti? Direi di no, ma tante e tante idee sviluppate e, le più fortunate, anche concretizzate!
In primo luogo sono davvero contento di aver iniziato l’anno completamente assorbito dalla preparazione della mostra Berlino è in Germania: un’esperienza che mi ha permesso di conoscere persone nuove ed intelligenti, sono stato messo alla prova da nuovi ambienti di lavoro e soprattutto si è rivelata un’opportunità importante per far conoscere le mie fotografie esponendo dieci scatti berlinesi. Un’occasione che ha riempito il mio serbatoio di entusiasmo e mi ha dato la carica per impegnarmi seriamente nelle riflessioni e nei progetti artistici dei mesi seguenti. Anche l’esposizione dell’installazione alla Vetrina Flash di p.zzale Battisti a Parma tra maggio e giugno è stato per me un momento altrettanto importante: un’idea nata all’improvviso che inaspettatamente è diventata un nuovo punto di partenza, un nuovo binario da percorrere verso lontane mete artistiche e primo di una serie di lavori che cercano di affrontare una riflessione sul linguaggio e sull’uso che ne viene fatto nella società contemporanea.

Sull’onda positiva di queste iniziative ho trasformato il mio profilo Myspace in un punto di riferimento per chi volesse consultare le mie opere ed ho affiancato ad esso alcune altre pagine, come questa, dove è possibile seguire i miei pensieri e le mie riflessioni e tenere i contatti con gli amici; e parlando di amici non posso trascurare la discussione sull’arte, iniziata in piena estate (ed accessibile a pochi intimi), che intervento dopo intervento è, a mio parere, riuscita ad arricchirci grazie ai costanti confronti tra le diverse visioni che si hanno delle esperienze artistiche e le differenti opinioni sul significato dell’arte.

E poi ci sono stati tanti altri piccoli fatti di contorno che hanno reso gli ultimi dodici mesi più avvincenti:
in primavera ho imbiancato la mia cameretta e grazie al prezioso supporto targato IKEA l’ho rinnovata in alcune sue parti; così durante i caldi giorni estivi ho approfittato del suo rigenerato lato accogliente per leggere, oltre agli innumerevoli testi universitari, alcuni libri interessanti ed appassionanti che da tempo riposavano sui ripiani della libreria. Orwell, il mio preferito.
Nel corso dell’estate ho poi visitato alcuni simpatici lamantini a Genova e poco dopo ho dovuto acquistare un computer nuovo a causa della irrimediabile dipartita di quello precedente: la cosa non era prevista, ma cogliendo la palla al balzo si è cercato di non farsi mancare niente.
Successivamente, dopo numerosi tentativi, è stato stampato (come lo immaginavo!) il portfolio che raccoglie i miei quadri degli ultimi due anni; ho cambiato indirizzo e-mail ed infine ho acquistato, grazie al potere del salvadanaio (e a qualche sostanziale aiutino genitoriale), una macchina fotografica reflex digitale. Ancora prima però avevo abbandonato i variegati propositi di allestire una camera oscura qui a casa: è una decisione che mi è dispiaciuto prendere ma è stata la scelta più responsabile che potessi fare. Il materiale fotografico è ormai quasi del tutto irreperibile e prendersi cura del poco che si trova qua e là diventerebbe un ulteriore impegno che non mi sento di poter adempiere nel migliore dei modi. Sono però fiducioso, una passione rimane tale anche se non trova sfogo nell’immediatezza e chissà che in futuro io non possa rimediare. Per ora la Nikon D3000 mi soddisfa pienamente e mi concentrerò sui progetti fotografici in cantiere, dei quali spero potrò presto dare notizie su queste pagine!

Oltre all’inedita gita a Genova (indimenticabile grazie alla squisita focaccia) fatta in febbraio per vedere la mostra dedicata a Cartier-Bresson vorrei ricordare due viaggi in particolare che hanno caratterizzato il mio 2010: nel mese di marzo ho visitato una città dove non ero mai stato, Roma, e in dicembre sono ritornato a Londra, in Inghilterra. In queste città ho visitato le mostre e visto le opere d’arte che più mi hanno emozionato ed interessato quest’anno: Caravaggio alle scuderie del Quirinale, Turning the World Upside Down di Anish Kapoor (Kensington Gardens) e Sunflower Seeds di Ai Weiwei alla Tate Modern. E il Turner Prize? Vedere le opere esposte alla Tate Britain è stato come realizzare un piccolo sogno, non scherzo. Sia chiaro però, non mi fermo qui: vorrei che viaggiare, conoscere luoghi mai visti prima e approfondire gli studi artistici diventassero i cardini del mio futuro, ma per ora il mio percorso è all’inizio e le emozioni provate durante queste mie prime volte sono grandissime.

Ed infine qualche riga dedicata all’anno universitario: anno accademico 2009/10 e oltre.
I propositi erano tanti, con l’impegno mi sono fatto forza nei momenti più intensi e ora mi sento soddisfatto del percorso compiuto in questi mesi. Il programma in vista della sessione di laurea straordinaria di marzo/aprile 2011 recita ancora un esame in più di quelli sostenuti, ma le previsioni tendono spesso all’ottimismo e questa volta lo devo ammettere anch’io; sette esami sostenuti, un’idoneità linguistica superata e 250 ore di tirocinio formativo terminate da pochi giorni mi bastano a farmi sentire appagato. Ora però c’è una fase finale che mi aspetta, e che sogno da tanto tempo: due esami da sostenere, uno da completare e una tesi di laurea da scrivere. E così alla fine la tabella di marcia dovrà essere modificata e cercherò di concludere questo ciclo di studi triennale nel periodo estivo ma, se devo essere sincero, sarebbe già incoraggiante che la dottoressa relatrice della mia tesi ricordasse il mio nome (e se non chiedo troppo anche l’argomento che ho deciso di trattare) la prossima volta che ci incontreremo.
Anche quest’anno dunque l’università mi ha regalato momenti intensi ma felici, l’occasione per una mostra, la conoscenza di persone interessanti e competenti, nuovi argomenti da approcciare e studiare che mi hanno arricchito profondamente.

A questo punto del discorso avevo in programma di spendere due parole su un’ulteriore decisione che è maturata in me nel corso dell’anno: lasciare il mio Paese d’origine, l’Italia, e cercare un futuro all’estero. Si potrebbero scrivere fiumi di parole sui disagi e le spiacevoli sensazioni che si vivono di recente nel Belpaese e potrei perderci un pomeriggio, ma non mi va di farlo; una pagina era già scritta ma non credo valga la pena pubblicarla, non avrei detto assolutamente niente di nuovo. Passo direttamente al punto successivo della discussione: sogno di lasciare l’Italia. Un Paese con un sistema sociale che non recepisce ed integra i laureati, dove si è ritenuti giovani fino ai 40 anni, dove il treno arriva in ritardo cinque giorni su sei e il costo del biglietto aumenta ogni settembre, dove la sanità non garantisce la salute e la giustizia è alla portata di chi ha il reddito per permettersela. Un Paese dove se qualcosa non va la colpa è della politica è un Paese dove la politica è insinuata in ogni meandro della società e questo a mio parere è sbagliato. È avvilente vivere in un Paese che si definisce una democrazia occidentale ma che nello stesso tempo mi fa dubitare seriamente che le situazioni appena citate possano essere reali; in alcuni sfortunati casi il dubbio diventa realtà e di questi a me pare di ricevere notizie quotidianamente. È esasperante avere poco più di vent’anni e vivere la sensazione che ovunque ci si volti ci siano strutture (sociali ed economiche, ma anche architettoniche, perché no!) dalle fondamenta in situazioni critiche e non troppo raramente in fase di crollo.
Questo è quello che penso e non vedo dove poter trovare il coraggio per ascoltare chi dice: "se le cose vanno male rimani e cerca di migliorarle". A mio parere la situazione è compromessa e se qualcosa è rimasto da salvare preferisco trasferirlo altrove dove un poco di terra fertile è rimasta; qui è terminata.
È ovvio che non basta cambiare quartiere per risolvere i problemi del presente e le incognite del futuro ma una cosa è certa, restare e non provare sarebbe insopportabile. Il pensiero di non aver provato a cambiare aria quando ce ne fosse stata la possibilità sarebbe insostenibile, voglio provarci e voglio farcela! Ma non è comunque per niente bello essere messi in condizione di dover allontanarsi dalle proprie origini per tornare a credere nel futuro.


Insomma, non è stato affatto semplice raccogliere gli avvenimenti di tutto l’anno appena trascorso in così poche righe ma sono convinto sia meglio ricordare le cose buone e non fare troppo caso alle altre, che prima o poi verranno superate e rimpiazzate da ricordi più felici. Felice, come sono io ora, di avere accanto amici cari, persone degne di stima ed altre addirittura speciali, che credono in me e mi supportano con entusiasmo e che senza le quali non potrei trovare l’ispirazione.
Ora credo sia giunta l’ora di concludere il mio intervento, mi sembra di averci messo tanta sostanza quanto basta e spero vivamente che questo testo non risulti ai più uno sproloquio.
Dunque è tempo di lasciarci alle spalle le belle avventure vissute e prepararci a quelle che verranno insieme al nuovo anno nel quale riponiamo le nostre speranze: una sorta di elenco di tappe per le quali passare e che ci daranno modo di crescere e diventare migliori, o almeno così vorrei che fosse.

Dunque, 8 nuovissimi super-propositi!

8 Creare nuovi biglietti da visita personalizzati;
7 Fare attività fisica con costanza e continuità;
6 Coltivare la ritrovata passione per l’animazione e non permettere che venga accantonata come è successo in passato;
5 Continuare a viaggiare ogni volta che ce ne sarà occasione!
4 Lavorare intensamente a nuovi progetti da proporre per nuove mostre;
3 Imparare l’inglese, ed intendo imparare a dire quello che penso e smettere di conoscere tre frasi fatte e poco più di venti parole;
2 Conseguire la laurea;
1 Avere le carte in regola per lasciare l’Italia!


Arrivederci e ciao!

SM

sabato 18 dicembre 2010

natale 2010

La riflessione prende spunto dalle mie esperienze personali con l’intento di indagare i legami che possono intercorrere tra le astrazioni del linguaggio e gli effettivi svolgimenti del vivere quotidiano.
Partendo dalla definizione del termine natale data dal dizionario mi sono posto alcune domande senza obbligo di risposta seguendo uno schema casuale, dettato dall’ordine dei miei ricordi riguardanti il periodo che precede e di poco segue il Natale.

natale [na-tà-le] s.m. 1 giorno della nascita; anniversario del giorno della nascita 2 Natale, festa liturgica ricorrente il 25 dicembre per ricordare la nascita di Cristo: vacanze, auguri di Natale; fare Natale in famiglia, sulla neve, trascorrerlo, festeggiarlo ¶ Lat. natāle (m) ‘natalizio, concernente la nascita’, deriv. di nāsci ‘nascere’.

Che cosa rappresenta il vocabolo natale?
La ricorrenza è pienamente rappresentata dalla definizione? e la parola può avere in sé un significato più grande della festività?

Per stimolare lo svolgimento del discorso ho subito introdotto una provocazione, che non ha trovato ostacoli nel sorgere: si può considerare Natale come un trademark?
Un nome vuoto, come se non avesse in sé alcun significato, che distingue la festività dalle altre in calendario, riducendola così a “una delle”, e non traduce più i propri caratteri distintivi in tradizione ma viene essa tradotta in oggetti, quelli sì, ormai tradizionali. È il titolo che si da’ ad un periodo dell’anno, un titolo da riempire di gadget: la ricorrenza acquista nuovi caratteri, dalla simbologia rituale all’oggettistica simbolica. Il Natale come evento da spremere per produrre oggetti, ma non solo: slogan studiati per l’occasione invitano a modelli di comportamento che diventano essi stessi distintivi e caratteristici, orpelli di un concetto da tradurre alla massa; motivo orecchiabile, mascotte simpatica (meglio se con frase ad effetto). La campagna pubblicitaria ha inizio.

E quindi arrivo a chiedermi quanto il natale sia cambiato, quanto il periodo che viviamo annualmente è corrisposto dalla definizione che si da’ di esso? e, infine, per quale sua peculiarità, più delle altre, noi aspettiamo il Natale?
Quanto incide sul nostro modo di viverlo la veste puramente commerciale che si da’ ad esso? In quale diversa forma lo vivremmo se non fossimo assoggettati alle modalità di publicizzazione di un evento del terzo millennio?
Se dunque ero partito ragionando sul fatto che il concetto astratto del natale che può essere pensato non potesse corrispondere di fatto al Natale, che trova espressione concreta nei comportamenti quotidiani, ora sono portato a supporre che l’aspetto materiale della ricorrenza non sia più solamente la traduzione di un’idea ma che a sua volta condizioni o quasi interamente sostituisca la rappresentazione mentale che della festività si concepisce.
Ammesso che non si sia di fronte ad una sorta di complementarità tra aspetto interiore e quello più tangibile del vivere il periodo natalizio, ma si assista ad una sotterranea ed inesorabile contaminazione e modificazione per arrivare ad una inconsapevole sostituzione del sentimento originario promotore, a mio avviso, di qualsivoglia ricorrenza spirituale, si può così pensare che esso sia oggi in buona sostanza compromesso, senza più resistenze, direttamente dalla materialità che contraddistingue in questo periodo storico le feste, le ricorrenze, le tradizioni, queste ultime svuotate dei significati originari, ora mutati, e delle quali rimane soltanto il nome.

Simone Monsi

simonemonsi@ymail.com
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