Visualizzazione post con etichetta 2010. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 2010. Mostra tutti i post

sabato 18 dicembre 2010

natale 2010

La riflessione prende spunto dalle mie esperienze personali con l’intento di indagare i legami che possono intercorrere tra le astrazioni del linguaggio e gli effettivi svolgimenti del vivere quotidiano.
Partendo dalla definizione del termine natale data dal dizionario mi sono posto alcune domande senza obbligo di risposta seguendo uno schema casuale, dettato dall’ordine dei miei ricordi riguardanti il periodo che precede e di poco segue il Natale.

natale [na-tà-le] s.m. 1 giorno della nascita; anniversario del giorno della nascita 2 Natale, festa liturgica ricorrente il 25 dicembre per ricordare la nascita di Cristo: vacanze, auguri di Natale; fare Natale in famiglia, sulla neve, trascorrerlo, festeggiarlo ¶ Lat. natāle (m) ‘natalizio, concernente la nascita’, deriv. di nāsci ‘nascere’.

Che cosa rappresenta il vocabolo natale?
La ricorrenza è pienamente rappresentata dalla definizione? e la parola può avere in sé un significato più grande della festività?

Per stimolare lo svolgimento del discorso ho subito introdotto una provocazione, che non ha trovato ostacoli nel sorgere: si può considerare Natale come un trademark?
Un nome vuoto, come se non avesse in sé alcun significato, che distingue la festività dalle altre in calendario, riducendola così a “una delle”, e non traduce più i propri caratteri distintivi in tradizione ma viene essa tradotta in oggetti, quelli sì, ormai tradizionali. È il titolo che si da’ ad un periodo dell’anno, un titolo da riempire di gadget: la ricorrenza acquista nuovi caratteri, dalla simbologia rituale all’oggettistica simbolica. Il Natale come evento da spremere per produrre oggetti, ma non solo: slogan studiati per l’occasione invitano a modelli di comportamento che diventano essi stessi distintivi e caratteristici, orpelli di un concetto da tradurre alla massa; motivo orecchiabile, mascotte simpatica (meglio se con frase ad effetto). La campagna pubblicitaria ha inizio.

E quindi arrivo a chiedermi quanto il natale sia cambiato, quanto il periodo che viviamo annualmente è corrisposto dalla definizione che si da’ di esso? e, infine, per quale sua peculiarità, più delle altre, noi aspettiamo il Natale?
Quanto incide sul nostro modo di viverlo la veste puramente commerciale che si da’ ad esso? In quale diversa forma lo vivremmo se non fossimo assoggettati alle modalità di publicizzazione di un evento del terzo millennio?
Se dunque ero partito ragionando sul fatto che il concetto astratto del natale che può essere pensato non potesse corrispondere di fatto al Natale, che trova espressione concreta nei comportamenti quotidiani, ora sono portato a supporre che l’aspetto materiale della ricorrenza non sia più solamente la traduzione di un’idea ma che a sua volta condizioni o quasi interamente sostituisca la rappresentazione mentale che della festività si concepisce.
Ammesso che non si sia di fronte ad una sorta di complementarità tra aspetto interiore e quello più tangibile del vivere il periodo natalizio, ma si assista ad una sotterranea ed inesorabile contaminazione e modificazione per arrivare ad una inconsapevole sostituzione del sentimento originario promotore, a mio avviso, di qualsivoglia ricorrenza spirituale, si può così pensare che esso sia oggi in buona sostanza compromesso, senza più resistenze, direttamente dalla materialità che contraddistingue in questo periodo storico le feste, le ricorrenze, le tradizioni, queste ultime svuotate dei significati originari, ora mutati, e delle quali rimane soltanto il nome.

Simone Monsi

simonemonsi@ymail.com
www.myspace.com/simoemme

giovedì 31 dicembre 2009

2010: propositi semiseri per l'anno che verrà

10. Trovare una tipografia in grado di stampare il mio portfolio come lo immagino;

9. Arrivare puntuale agli appuntamenti o almeno ridurre il ritardo tra i 10 e i 15 minuti;

8. Trovare più tempo per fare sport!

7. Risparmiare tanti soldini da utilizzare per i viaggi all’estero in programma;

6. Comprare una macchina fotografica reflex digitale;

5. Allestire una mia personale camera oscura per dare sfogo alle ambizioni analogiche che il digitale non saprà colmare;

4. Leggere i libri sul comodino a fianco del letto tra cui “Lo spirituale nell’arte” e “Arte e percezione visiva”;

3. Sostenere gli esami universitari rimanenti, fare 250 ore di tirocinio e impostare la tesi di laurea entro la fine dell’anno. Questo punto mi intimorisce non poco ma come mi disse un amico “Noi studiamo per diventare persone migliori”;

2. Trovare spesso interessanti argomenti per tenere vive queste pagine;

1. Mantenere il 70% dei buoni propositi per il 2010 sarebbe già un buon risultato in vista della lista dei propositi per il 2011.

Lasciandoci alle spalle quest'ultimo anno, senza dimenticare le difficoltà che ci ha messo di fronte e ringraziando per le cose buone che ha portato, sperando che il futuro ci riservi positività, amore e pace auguro un Buon anno nuovo a tutti!

S.M.