Come scrivere qualcosa che non sembri presuntuoso? Allora scrivere di non riuscire a scrivere. Tre righe sono meglio di una ma le emozioni non sono state nemmeno menzionate. Forse inspiegabili, certamente inconfondibili.
«This time is for work»
Inviare un sms mai arrivato, aspettare un’ora a Davis Street, incontrare la collega greca e poi parlare parlare parlare. Essere raggiunti da una seconda greca, incontrare un amico a Britannia Street e poi parlare parlare parlare. Salutare le greche, camminare a King’s Cross, incontrare una volpe e parlare parlare parlare. Incontrarsi il giorno seguente al medesimo posto e da lì non smettere più di parlare. Quando il locale chiude continuiamo alla fermata del bus. Dire alla mamma che è andata bene. In realtà essere talmente confuso da mangiare qualcosa di così piccante da farti soffrire, ma non soffrire. Non sentirsi più gli stessi. Ricordare discorsi sul cinema asiatico e il nazismo del tutto dimenticati durante un pomeriggio a Bermondsey. Non c’era più niente in testa, o forse era soltanto tutto nuovo. Sentirsi impazzire. Non aver voglia di tornare ma tornare. Non sentirsi più bene a casa.
gennaio: Bermondsey, Londra |
Shame, Steve McQueen
Un bicchiere di spumante tra tante camicie
Riabituarsi a casa e arrancare. Riprendere il discorso sugli obbiettivi e prendere tempo. Tre giorni a Roma. E ritrovare me stesso, per l’ennesima volta, al museo; partire per farlo e farlo con lei. Sdoppiarsi, organizzare, soffrire. Ricevere un sms a San Pietro, effimero e misteriosamente emozionante. Ricaricarsi. La borsa di nuovo piena. Essere orgoglioso di una persona e salutarla.
febbraio: Testaccio, Roma |
Fotocopiare il necessario
Avere fiducia e non mollare
E prendere tempo per ancora due giorni, gli ultimi rimasti, quelli che bastano. Stare un giorno alla Cattolica con Super Mario e i Pokémon. Tornare a sognare, per ritrovarsi nel sonno. La vibrazione è la guida, l’unica che so davvero seguire. E poi prendere il treno, arrivare a Bologna per rimanere dieci minuti, quelli che bastano.
Presentare il conto ai genitori
Loro sanno tutto e valutano. E poi non ti fanno capire se vieni prima o dopo del bene e del male, lui dice soltanto: «…ci sono, sai tu cosa farci». Sai di aver fatto tutto quel che s’è potuto per convincerli e li hai convinti. E ti rendi conto che non riuscirai mai più a fare le cose meglio di così. Prenotare il futuro, ancora e ancora.
Fare i biglietti
Salutare un’amica diretta in Australia e prendere il treno per Venezia. Portare idee e riportarne a casa il doppio. Avere voglia di innamorarsi. Ricevere telefonate, messaggi e mail. Rientrare dall’ennesimo viaggio e sentirsi felici per un sorriso di mamma e papà, di nuovo. Sentirsi orgogliosi di renderli orgogliosi e avere voglia di continuare a farlo. Pubblicare da Venezia.
Di nuovo in autostrada
Scrivere mail a chi è vicino e a chi è lontano. Non essere preso in considerazione da nessuno tranne che da un museo internazionale. Puntuale all’appuntamento con Marina, si presenta la storia. Vederla per la prima volta e non proferire parola. È quando vedi la stanza vuota che capisci di cosa vorresti riempirla. Trattenere le lacrime, ma non i sorrisi: Kate ha mantenuto la parola.
The physical impossibility not to enter if you have the invitation in your pocket
Esserci e basta.
Messaggio ad un amico: "Fottuti".
E poi boh?!
E allora partire
Per mantenere una promessa fatta tempo fa ad un amico e, prima di tutto, a me stesso.
Io da solo, tutti con me.
sm
Nessun commento:
Posta un commento